domenica, novembre 13

INTERVISTA a Tim Willocks


VIRESCIR VULNERE VIRTUS

Cari Thrillerini, sono particolarmente contento oggi per essere riuscito, con la collaborazione di Corrado Artale, ad intervistare un'autore dal mio punto di vista molto interessante. Come sempre vi consiglio di cliccare Play e farvi trasportare dalle note di "God's Gonna Cut You Down" di Johnny Cash per leggere questa intervista a Tim Willoks, autore de "Il fine ultimo della creazione"







Da dove è nata la trama de “Il fine ultimo della creazione”?
Come psichiatra mi stavo occupando dello Stress Post Traumatico quando sull ‘ American Journal of Psychiatry lessi un articolo riguardante una terribile rivolta avvenuta nella prigione del New Mexico.
Mi resi conto che un ambientazione del genere, uno dei posti peggiori sulla faccia della terra, avrebbe potuto offrire non solo grande adrenalina, ma anche lo spunto per riflessioni di tipo etico , per contradizioni e paradossi e avrebbe permesso la creazione di grandi personaggi. Mi piace scrivere storie che si svolgono in un breve lasso di tempo, e avevo l’idea che il personaggio principale stesse per essere rilasciato proprio il giorno dello scoppio della rivolta ; questo avrebbe offerto spunti per sfide drammatiche e riflessioni morali ( e questa idea infatti è stata ripresa poi pari pari nel film “Con Air” con Nicholas Cage)


In pochi libri ho trovato una scrittura così potente, perfetta. Dove hai imparato a scrivere così? Autodidatta o corsi di scrittura? 

Non ho avuto nessun tipo di insegnamento particolare per quanto riguarda la scrittura, se non i normali corsi scolastici fino all’età di 15 anni. Da ragazzo scrivevo Western ( “all’Italiana” a dire il vero) e racconti di guerra e da lì è nata la mia passione. Amavo leggere e scrivere allo stesso modo, anzi, forse scrivere ancora di più perché durava più a lungo e potevo avere tutta l’azione e la violenza che volevo, per me non ce n’era mai abbastanza negli altri libri. E ancora oggi mi sento allo stesso modo.
Non ho mai seguito corsi di scrittura. Ho partecipato al laboratorio “Story” di Robert McKees ( 3 giorni) e ho letto i suoi libri, che raccomando per la grande analisi che fa del dramma, anche se il suo lavoro si rivolge principalmente a chi scrive soggetti cinematografici e non ai libri.
Come autore, trovo che sia fonte di grande ispirazione e di grande insegnamento incontrarsi con altri autori e parlare di scrittura. Per esempio al Sugarpulp ho visto Joe Lansdale, Massimo Carlotto, Matteo Strukul e Victor Gischlerl. Perciò trovo che l’incontro con altri autori sia meraviglioso e sono molto diffidente riguardo ai corsi che ti insegnano un metodo giusto o sbagliato, buono o cattivo, corretto o scorretto per quanto riguarda trama, stile e contenuti. La scrittura deve essere libera. Non è la fisica.
Ho letto un sacco di libri sul “Come si scrive”, ma non li ho mai trovati utili. L’insegnante migliore è un buon libro. Molti buoni libri. O meglio : non dovrei dire “ buoni libri” ma “ I libri che uno ama ”. Perché il “buono” è discutibile, cio che “ami” non lo è. La passione per la scrittura può venire solo da una grande passione per la lettura, e per questo i miei corsi di scrittura sono rappresentati dalle centinaia, probabilmente migliaia di libri che ho letto.




Cosa ne pensi delle prigioni. Secondo te riescono a redimere chi ci viene punito o quando finiscono la loro detenzione, sono forse peggio di prima?

E’ un argomento vasto, e varia da paese a paese. Quando scrissi “Il fine….” c’erano un milione di persone nelle carceri americane, il che era pazzesco. Ora ce ne sono 3 milioni il che rappresenta un assurdo crimine di distruzione di massa e di avidità , perché ci sono molti soldi che girano dietro alle prigioni. Ufficialmente i penalisti hanno abbandonato l’idea della riabilitazione decine di anni fa , non ci provano nemmeno. Per questo motivo la risposta alla tua domanda se le carceri servano a redimere , e i penalisti sarebbero d’accordo , è “no”. Senza dubbio, un grande numero di piccoli criminali viene reso ancora più pericoloso dall’esperienza carceraria e nessuno nega questo, ma il desiderio di vendetta, di punizione è così forte nella politica , che sembra quasi valga la pena di generare in questo modo ancora altra violenza.
Non discuto sul fatto che certe persone debbano essere punite ed imprigionate, certo che devono, ma mettere in carcere un numero enorme di persone per crimini di minore gravità, magari per piccoli problemi di droga, non è una cosa intelligente.
Naturalmente la società stessa si sta piano piano trasformano in un’enorme prigione, che è anche l’idea del libro. Da quando ho scritto “Il fine ultimo della creazione” il panopticon è diventato realtà. Ora tutti viviamo nel panopticon.


“Il fine ultimo della creazione” oltre ad essere un ottimo libro è anche una denuncia al sistema carcerario?

Per quanto concerne l’idea che il sistema carcerario sia stupido e distruttivo, sì. Per ironia è Warden Hobbes colui che nel libro esplica più chiaramente questo concetto. Sebbene sia il direttore della prigione, egli ne vede chiaramente il fallimento, e questo è il motivo per il quale egli dà il via agli eventi che la portaranno alla distruzione. E’ un idealista, ma i suoi sogni di redenzione sono stati distrutti. Io non denuncio il principio secondo il quale i criminali vanno imprigionati, io denuncio la codardia e la follia della politica. Come disse Coppola a proposito di Apocalypse Now :” Non è un film contro la guerra, è un film contro la stupidità”.
La storia è anche una denuncia , o un resoconto, di un grande disegno di potere, che ora è più reale che mai. Come Warden Hobbes, i nostri leaders hanno abbandonato le loro responsabilità ai più folli psicopatici della struttura, che ora detengono il potere. Ma quando e come noi reagiremo?


Pensi che scrivere sia socialmente utile, oltre che intrattenere il lettore?

Che lo vogliano o no ,I libri hanno un ruolo importante nelle nostre vite, per le nostre sensazioni, per i pregiudizi , per in ciò in cui crediamo etc.
Sono parte della vita, come tutte le arti. Ma siccome, come si vede ogni giorno, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni ,io sono molto cauto sulla parola “utile”.
La cosa importante è la pluralità dei punti di vista, che è una cosa che gli editori moderni, almeno negli Usa, stanno cercando di distruggere. Questo sta succedendo in tutti I campi dell’arte e per me è una vera tragedia.
Per ciò che riguarda me, potrei dire che i grandi libri, i buoni film e la musica mi hanno insegnato come stare al mondo, come comportarmi, come essere ,e come essere insolente soprattutto. L’arte trascende l’ideologia e le ideologie devono essere trascese. All’università Charles Bronson mi ha insegnato più di chiunque altro sulla vita. E più invecchio, più desidero morire come Pike Bishop.


Tu sei laureato in psichiatria e hai anche esercitato per 5 anni mi pare. In che modo questa professione ha condizionato la tua scrittura?

Ho una laurea in medicina e chirurgia e ho esercitato come psichiatra per 15 anni. Ho anche studiato da psicoterapeuta ma non ho mai esercitato nel vero senso della parola. Ho seri dubbi sulla funzione sociale della terapia, così come sugli effetti individuali ( non è mai stato provato che abbiano nessuna validità scientifica). In un certo senso è una forma di indottrinamento, un’altra ideologia, che in qualche modo alimenta la nostra vulnerabilità, ma questo è un altro argomento.
Direi che ha influenzato il mio “stile” nel senso letterale della parola : uso del linguaggio, tecniche di dialogo, o persino i temi, ma deve anche aver influenzato il mio modo di avvicinarmi e di creare i personaggi, in quanto ho avuto a che fare con parecchie personalità estreme. Io spero di riuscire a mischiare e fondere il razionale e l’irrazionale, per quanto la cosa possa essere possibile. Alcuni concetti letterari di “psicologia” e “motivazione “sono estremamente riduttivi, direi quasi meramente semplicistici.
Forse mi ha dato anche più fiducia nel potere del subconscio, non solo per quando riguarda i personaggi, ma anche proprio per il processo di scrittura. Il punto centrale della mia scrittura, a parte tutte le tecniche, viene dal mio inconscio. La tecnica deve servire l’inconscio, e rieccoci quindi al motivo per cui diffido di tecniche e metodi : queste possono costringere l’inconscio al silenzio, e quindi la scrittura risulta senz’anima. Senza l’anima non c’è nulla, come dimostra la cultura moderna. Spero che la mia scrittura sia sempre più libera da vincoli, più selvaggia.
Il miglior consiglio che ho ricevuto me l’ha dato un amico a Verona, dicendomi “ Scrivi con la pancia”.Me lo sono appiccicato sotto al computer , insieme al mio altro motto:” fottili!”


Quando e in che modo è arrivato il cambio di professione?

Non è che abbia veramente deciso. Ho continuato ad esercitare per altri 10 anni dopo la pubblicazione del mio primo libro. Ho smesso di praticare quando sono venuto a vivere in Irlanda nel 2005 per una quantità di motivi personali decisamente noiosa da spiegare.

Lo psicoterapeuta, si potrebbe paragonare alla figura di un prete confessore?
E’ un buon paragone, sono entrambi suggeritori di comportamenti e di ideologie di vita, i due ruoli si sovrappongono. La differenza fondamentale è che se tu sei credente il prete ti può assolvere dai tuoi peccati, lo psicoterapeuta no. Ho punti di vista contrastanti riguardo alla terapia. È raramente ben praticata. E’ un’arte molto difficile abbastanza facile da praticare e molti che esercitano non sono sufficientemente preparati per farlo, ed inoltre è facilmente influenzabile da un sacco di ideologie, che non sono state ben studiate ancora. Può sicuramente essere più deleteria che utile.

Quali sono gli autori di cui non ti perderesti un libro?.

Tra I grandi autori ancora in vita, direi che più di tuti ammiro James Ellroy. E’ l ’unico scrittore con le palle quadrate , vi assicuro sono enormi, e mi diverte ogni volta. E’ molto più originale e innovatore di ogni altro scrittore di romanzi che io conosca. Il sui duri attacchi alle menzogne della mitologia americana sono incredibilmente radicali. E’ uno scrittore assolutamente fedele alla sua visione della verità e io lo ammiro per questo. Nonostante io non l’abbia mai incontrato , lui ha parlato bene di me e questa cosa mi fa un po’esitare nel parlare bene di lui, non vorrei sembrasse che io lo stia ripagando. Ma lui non ha sicuramente bisogno del mio aiuto, e la mia ammirazione è sincera.
I miei più grandi eroi sono poi i registi, Peckinpah, Leone, Kubrick. Mentre scrivo ascolto Ennio Morricone, lo faccio da più di quarant’anni, specialmente le colonne sonore dei film di Leone. “Il mercenario” e” La resa dei conti”

Se sapessi l’italiano aggiungerei Massimo Carlotto, perché i suoi due libri tradotti in inglese hanno una radicale intensità di analisi della società. Questo è quello che cerco come lettore e ciò a cui aspiro come scrittore: profonda, radicale analisi. “ Fottili” è un buon atteggiamento da adottare per un artista, non riferito al suo pubblico, ma riguardo all’establishment che cerca di soffocare le nostre idee. Ritrovo questo atteggiamento in tutti i grandi artisti, in ogni campo.

Re macchiati di sangue è un noir dal taglio apparentemente classico ma con forti venature gotiche, soprattutto nel finale. Hai mai pensato di cimentarti nel genere horror?

Penso ci sia molto horror nei miei libri, e anche molto di altri generi. Io non penso mai veramente in termini di genere, né come lettore né come scrittore. La cultura in questo periodo è molto stantia, molto conservatrice , controllata dallo stato e dalle organizzazioni politiche. Vogliono incasellarci, ma io non ci sto. Un genere rappresenta prima di tutto una serie di regole, e io amo infrangere le regole, e ciò spiega perché la mia vita sia molto più incasinata e meno “ di successo” di quanto dovrebbe essere. Se non puoi essere libero come scrittore, in cosa mai potrai essere libero?
Il libro che sto pe finire “ The Twelve Children of Paris” ha molto horror; a volte è più un’allucinazione, ma ha anche i classici elementi del melodramma noir –poliziesco ( per me non è una brutta parola),guerra, thriller politico, realismo estremo e anche western. E’ un “romanzo storico “perché è ambientato nel passato ( questo “genere” è quello che per me ha meno senso degli altri… 3000 anni di storia ridotti ad una casellina).
Ci troviamo in un complesso momento nella storia della cultura. Abbiamo raggiunto una fase di stallo nelle arti classiche. Dobbiamo rompere questi argini, abbiamo bisogno di un nuovo Rinascimento. I sistemi stanno fallendo , dobbiamo abbatterli e costruire qualcosa di nuovo. La decadenza è evidente per lo meno nella letteratura inglese. E’ immobile, corrotta, è controllata da un establishment autocelebrativo. La letteratura deve incarnare la distruzione creativa. Dobbiamo bruciare le loro belle scrivanie ordinate.


Con Religion abbandoni momentaneamente il thriller per misurarti col romanzo storico. Quanto tempo ha richiesto la genesi del libro? Per ricreare le atmosfere dell'epoca mi sembra ti sia documentato parecchio...

Per continuare con il discorso di prima, io non ho abbandonato il thriller perché “Religion” ha al suo interno molti elementi e tecniche thriller e noir : caccia, intrigo, tradimento, donne fatali, amanti gelosi, vendetta etc. 
Il “Tim out” di Londra ne ha parlato come del “ Primo thriller hard -boiled del rinascimento” e c’è molto di vero in questo.
Ci ho messo anni a scrivere questo libro, non oso neanche ricordare quanti, ma non a causa delle ricerche. Ne ho fatte sì parecchie, ma questa è la parte facile e divertente, sebbene uno poi non usi che il 5 % di quello che ha scoperto. La tortura invece è questa: “Che cosa scriverò?” Quando finalmente inizio a scrivere, poi vado abbastanza velocemente.


Con Bad City Blues ritorni alla crime fiction ma con un ritmo pulp che mi ha ricordato un po' gli albi di Sin City creati da Frank Miller. Hai mai pensato di realizzare una graphic novel? Altri autori noir l'hanno fatto, vedi Guy Ritchie...

Mi piacerebbe scrivere una grapic-novel se qualcuno me lo chiedesse. Ho scritto molte sceneggiature e penso che le graphic novels stiano a metà tra le sceneggiature ed i romanzi. I fumetti ( come erano in Inghilterra) hanno avuto una grande influenza su di me, al pari della letteratura.

Che cosa stai facendo ora? Stai scrivendo qualcosa di nuovo?

“The Twelve Children of Paris” rappresenterà un nuovo punto di riferimento nell’arte “violenta” che credo sia una delle tradizione più antiche nella letteratura e forse anche nell’arte. Mentre scrivevo “12 Children” è capitato che mi sentissi quasi il cuore cedere, ma fortunatamente ciò non capita a Tannhaiser. Lui insiste sulla sua verità. Va in profondità , nel buio più buio, e trova sempre qualcosa che lo fortifica e lo rende più umano : amicizia, amore, conoscenza di se stesso. Per queste cose è disposto a rischiare tutto, inclusa la sua anima, senza alcuna esitazione. Questo è il vero coraggio, non le sue abilità nell’arte della guerra. Il libro ha un gran bel numero di personaggi, meravigliosi, grotteschi, malvagi, puri. Ho quasi finito e in un certo senso Tannhauser è diventato un Death Walking.

Le nostre interviste sono sempre pubblicate con un sottofondo musicale, tu quale vorresti per la tua?

Johnny Cash: 'God's Gonna Cut You Down' from American 5 - A Hundred Highways.

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